Carboncino - Il segno e l'ombra

L'odore sottile del carboncino, la polvere che sfiora la pelle: sono un ritorno alle origini, un gesto antico che parla di spontaneità e profondità.
Ogni tratto di carboncino è come un respiro, un momento in cui mi perdo nel movimento della mano e trovo una connessione con la carta. Non c'è spazio per l'errore controllato: il carboncino non si cancella facilmente, e ogni segno diventa una scelta, un'impronta. La carta diventa un territorio vivo, su cui l'ombra e la luce trovano un equilibrio instabile ma perfetto, fatto di sfumature che si dissolvono e si rinforzano.

Le sfumature del carboncino sono come riflessi delle emozioni, dall'intensità della gioia alla dolce malinconia. Ogni sfioramento delle dita è un invito a esplorare lo spazio tra il visibile e il nascosto, tra il chiaro e lo scuro. Così come l'ombra non esiste senza la luce, anche i tratti più scuri trovano un senso nella luminosità che lasciano emergere.

Per me, il carboncino è un dialogo, un gioco tra controllo e libertà. E' il linguaggio dell'imperfetto, del non finito, del segno che rimane sulla carta come una cicatrice dolce e vera. Una macchia di nero, un granello scuro: ogni traccia diventa un marchio irripetibile, un pezzo di me stesso sulla superficie del foglio.

Ogni opera racconta qualcosa di unico, una storia che appartiene solo a quel momento, a quella mano che ha tracciato una linea, ha sfumato un contorno, ha deciso dove lasciare che la luce parlasse. In questa pagina ho raccolto alcuni di quei momenti, tra ombre e silenzi, in cui la carta diventa memoria.